martedì 16 settembre 2014

Acne



A scuola era sicuramente il più bello di tutti. Era incredibile: tutti i ragazzini, compreso io, gli giravano sempre intorno. Forse era perché aveva il naso piccolo e dritto, i capelli biondi che erano erbetta incolta, portati un po' di lato, che non faceva altro che toccare e arricciare tra le dita davanti ai nostri sguardi ammaliati. O forse era per gli occhi azzurri, quasi grigi, più potenti di un comando, di una bomba, dei programmi TV che ci incatenavano sul divano dopo scuola. I nostri genitori si conoscevano da tempo e io ero uno dei pochi che aveva il privilegio di giocarci insieme. Mi era concesso di muovermi nella sua stanza, tra i suoi quattro libri e i vestiti ammucchiati su una sedia, di sedermi sul letto dove la sera si addormentava e di conoscere più di ogni altro l'odore  della sua pelle (shampoo puro, sudore acerbo). Conoscevo quella stanza a memoria e mi accorgevo subito se anche un solo oggetto era stato spostato. Quando mi toccava sparivo in un altro mondo, una bolla di sapone che esplode.