Alcuni mi hanno detto che era la lasagna vegetariana, altri i fritti di tradizione familiare, altri la nuova riforma: sta di fatto che questo natale è stato caratterizzato da una perenne pancia gonfia, dagli occhi tristi di un cane anziano e dalle chiacchiere di fronte a un camino. Un po’ come tutti gli altri, di natali. C’era chi tornava da immigrato a cittadino italiano, da parente in giro per l’Europa a criticone dei mali italiani, c’era chi era sempre rimasto in Italia, chi se ne voleva andare, e chi se ne faceva una ragione.
La sera rotolavo nel letto e non riuscivo a prendere sonno. La pancia brontolava e mi immaginavo broccoli che si torcevano insieme a lasagne e torroni. Nel dormiveglia ho sognato di essere un babbonatale blu che inseguiva gli indiani. Ho ripassato tutte le barzellette che mi avevano insegnato durante il cenone, tutti i regali che avevo ricevuto, tutte le frasi fatte che avevo detto durante la vigilia. Ho fatto scorrere nella mia mente alcune cose che avevo visto: un paio di baffi, una coda di cavallo, due gatti paffuti, dei fumetti, le risate delle zie, una cravatta e una pentola wok piena di pomodori, gamberi e calamari.