Si
pulì il sedere con la carta igienica profumata, di quelle color rosa. Tirò lo
sciacquone, si lavò le mani. Si guardò i capelli gialli, controllò gli
eventuali brufoli e punti neri. Dillà c’era il ronzio delle chiacchiere della
tv, quelle voci molto simili a borbottii. Dillà c’era anche Francesca che
l’aspettava; probabilmente si era seduta sul divano e si stava mangiando le
unghie o stava inviando un messaggio col cellulare. Mentre si passava il sapone
tra le mani, formando delle bolle simili a bava, stilò un elenco neuronale del
cibo rimasto in frigo. C’erano: due uova-di-chissà-quando, latte, tre cetrioli,
del formaggio, un wurstel con qualche pelo di muffa, dei dadi per il brodo e il
manoscritto del seicento.