1.
Forse
è una fissa degli americani, o forse è una cosa particolarmente divertente.
Dopo che per l’ennesima volta i piccoli uomini che vivono dentro la TV hanno
avuto lo sfacciato coraggio di ritrasmettere per la 562957200ma
volta Mrs Doubtfire, mi sono reso
conto di quante commedie americane hanno come fulcro centrale della storia un
uomo che si traveste da donna (e viceversa, per esempio Funny Money o Victor Victoria). Basta guardare la lista delle 100 migliori commedie americane per averne la
conferma: al primo posto c’è A qualcuno
piace caldo, dove, come si sa, due musicisti si devono travestire da donne
attempate per sfuggire ad un gruppo di mafiosi che vuole ucciderli. E al
secondo posto c’è Tootsie, con un
Dustin Hoffman in versione femminile. La lista potrebbe continuare, ma ci siamo
capiti. Perché fa così ridere questa scenetta? È vero, i film americani (come
anche le vecchie commedie di Plauto, che sono né più né meno identiche alle
commedie cinematografiche/teatrali odierne o un po’ più addietro alle commedie
di Shakespeare (in cui infatti i travestimenti uomo/donna ricorrono spesso))
vivono di macchiette, situazioni stereotipe e personaggi fissi. Il gioco della
sessualità, il cambio d’abito, la distruzione o rimessa in discussione della
dicotomia uomo-donna è uno dei temi centrali di ogni commedia di sempre. I
commediografi (spesso più saggi dei filosofi o degli intellettuali tout court) l’hanno sempre capito e
hanno sempre cercato di utilizzare il gender
performativity per suscitare l’ilarità e la sovversione delle regole. A
lungo andare, forse, smetterà di far ridere, perché avremo tutti imparato a
giocare con la sessualità e i suoi mummifichi cliché.